Come qualcuno avrà visto dal mio profilo Instagram recentemente mi sono imbattuta nella lettura di Trilogia della città di K. di Agota Kristof, scrittrice ungherese che da anni ha ormai abbandonato il suo Paese d’origine per trasferirsi in Svizzera.
Il titolo è un po’ fuorviante perché potrebbe suggerire che si tratti di una vera e propria trilogia mentre si tratta semplicemente di un romanzo tripartito in tre grandi storie, strettamente interconnesse, ovvero Il grande quaderno, La prova e La terza menzogna, dove nel primo troviamo raccontata l’educazione sentimentale di due gemellini che la madre è costretta a lasciare alla crudele nonna sotto i cui maltrattamenti i ragazzini cresceranno sviluppando una feroce quanto leale concezione di vita. Le vicende della seconda parte sono invece la continuazione della vita di uno dei fratelli, Lucas, che si ritrova solo dopo che il fratello ha lasciato la città e che manifesta un estremo malessere esistenziale per questa separazione. La terza parte rappresenta l’epilogo delle vicende che a tratti sembrano irreali, come se finora fossero state messe in scena solo delle menzogne ed è arrivato quindi il momento di svelare l’inganno.
Mettendo le mani avanti dico subito che a me questo romanzo non è piaciuto, per molti aspetti e nonostante sia stato molto apprezzato. Ci sono molti motivi che concorrono al mio giudizio, ma forse il primo fra tutti è lo stile della scrittrice ungherese. Sul mio volume viene recensita come «una prosa di perfetta, innaturale secchezza, una prosa che ha l’andatura di una marionetta omicida», per me è semplicemente un prosa povera, scarsa, senza anima; se nella prima parte può anche essere concepibile in quanto Il grande quaderno è scritto sotto forma di diario dei gemelli ancora bambini e dunque rispecchia la scrittura acerba di una mente non ancora completamente sviluppata, nella seconda e terza parte ho riscontrato pochissimi miglioramenti che vanno a creare un registro troppo misero per il mio gusto un po’ ricercato (adoro Irving e adoro Roth, per capirci): le frasi composte solo da soggetto-verbo-complemento oggetto mi annoiano da morire ed un intero romanzo costituito da un periodare così arido fa scemare qualsiasi entusiasmo io possa avere.
In secondo luogo la vicenda. Ora, in via teorica ha una grande potenzialità, c’è anche una certa suspense narrativa che però non è controbilanciata da nessuna sconvolgente rivelazione. La mia sensazione è stata quella di trovarmi davanti ad un trucco da illusionista solo che dopo “La Promessa” e “La Svolta” non c’è stato “Il Prestigio”, il che ha fatto perdere ogni fascino al racconto. La storia ad un tratto langue ed il poco coinvolgimento rimasto (sopravvissuto alla prosa aridamente vuota) è completamente svanito. Questo racconto non è riuscito a lasciare alcun segno in me, neanche una scalfittura, nonostante la voluta crudezza degli episodi che vengono affrontati con gelido distacco e disumano cinismo con l’unico risultato di non suscitarmi alcuna emozione. Anche le vicende più dure per me non hanno alcun soggiogante ripercussione (se penso ad una crudezza narrativa che veramente scalfisce il nome è solo uno, Insciallah) forse perché combinate ad una povertà sentimentale che costella tutta la vicenda. In poche parole per me in questo libro manca il cuore.
So che in molti hanno apprezzato, anzi, adorato, questo romanzo, per questo motivo, se siete fra di loro, mi piacerebbe sapere cosa vi ha colpito, cosa vi ha lasciato un segno e perché. Quindi ditemi, cosa vi ha colpito di Trilogia della città di K. e perché?
Non ho letto questo libro, ma nonostante la tua recensione negativa mi hai incuriosita, penso che lo prenderò (e casomai ti farò sapere).
RispondiEliminaNe sarei ben lieta!
EliminaNon l'ho letto, ma ne ho sentito parlare mille volte con toni entusiastici e come di un libro da non perdere assolutamente. Quando vado gironzolando in libreria lo prendo spesso in mano per curiosità e lo sfoglio leggendo qua e là, ma ho come un sesto senso sul fatto che il suo stile non faccia al caso mio.
RispondiEliminaQuello che dici tu, la "miseria" della prosa e la sua poca ricercatezza ed eleganza, è proprio quello che temo in un'opera (motivo per cui odio Hemingway e le sue frasette brevi e asciutte!) e che sospettavo in questa in particolare e quindi, adesso che ne ho la certezza, mi risparmierò la delusione di un'eventuale lettura! Grazie :)
Ti confesso che mi è capitato di pensare a te mentre lo leggevo e mi dicevo "Credo che a Margherita non piacerebbe"!
EliminaCome forse ricorderai io sono una di quelle persone che questo libro l'ha amato nel profondo. Mi piace, me lo ricordo vividamente sebbene siano passati anni da quando lo lessi e lo rileggerei domani, cosa che solitamente evito di fare. La scrittura è povera e scarna ma io penso che sia in linea con la durezza della storia. Con uno stile differente queste vicende non mi sarebbero entrate dentro allo stesso modo. Forse quel che più ho apprezzato del libro è proprio la sua crudezza, la sua mancanza di cuore, come tu giustamente la definisci. Mi piace perché non è smielata, non si infila in discorsi ridondanti pieni di noiose descrizioni che mi verrebbe voglia di saltare a piè pari. E' una scrittura netta, decisa, che non lascia spazio a sentimentalismi.
RispondiEliminaIl bello della lettura è che suscita reazioni così diverse a seconda della persona!
EliminaSono d'accordo che descrizioni o discorsi ridondanti sarebbero fuori luogo, ma al contempo ci sono scrittori che mi hanno trasmesso una vivida crudezza più incisiva di questa adottando un registro più ricercato.
Pensa che ieri mi sono detta che questo libro era il candidato ideale per il mio prossimo post a tema...Io l'ho letto quest'estate e, come LaDama Bianca, l'ho amato infinitamente. La sua scrittura quasi chiururgica taglia via il superfluo e lascia allo stesso tempo uno spazio infinito alle possibilità e alle teorie. E i suoi personaggi sono forti e delicati, senza retoriche inutili nè orpelli stilistici. Ci sono molte storie e non ultima quella di un paese nel corso dei decenni. E c'è un finale per me apertissimo, che ha tenuti e tiene ancora impegnati me e Mister Hermoso in accese discussioni. I due fratelli e , soprtattutto, la nonna mi sono rimasti nel cuore. E so già che a breve vorrò ri-incontrarli :)
RispondiEliminaPenso che l'unica parte che mi ha coinvolto è stata quella iniziale con i bambini e la nonna, che, nonostante tutto, penso sia un personaggio diabolicamente riuscito!
EliminaChe peccato non ti sia piaciuto, parliamo di uno dei miei libri preferiti di sempre! Io trovo invece che la prosa sterile della Kristof sia una delle cose più belle della Trilogia. La sua capacità di comunicare e trasmettere senza aggettivi, sfumature, fronzoli, è disarmante e grandissima. Su di me esercita lo stesso fascino delle atmosfere di Sàndor Màrai o dei sottesi di Franz Kafka con ancora meno parole e trovo che questo sia uno dei libri più belli della letteratura contemporanea. Io trovo che ci siano sia il cuore, nell' essere senza cuore, sia la storia, vogliamo parlare della fine del libro? Una delle più perfette mai scritte, per me, una delle tante cose che fa ntrare di diritto questo romanzo in quella che per me è la grande letteratura, quella fatta di pagine con le quali l' autore riesce a trasportarti esattamente dove si trovava lui in quell' istante. Accidenti, dopo essermi entusiasmata nello scrivere questo commento temo mi toccherà non solo rileggere il libro ma anche scriverci un post...! XD
RispondiEliminaGiada, ma come finale perfetto? Io quel finale lo odio: troppo aperto, troppo indefinito, troppo misterioso. A Mister Hermoso ovviamente piace eh...
EliminaIo l' ho amato come pochi finali al mondo e, ti dirò, non lo trovo poi così aperto in fondo... In ogni caso, dopo l' esame monografico che sostenni sull' opera omnia di Kafka, chi mi ammazza? Nulla può superare Il Castello, dopo quello diventi zen! ;)
EliminaRagazze sono molto felice di questa discussione. Davvero è interessante vedere come emergono i diversi punti id vista!
EliminaCerto che un esame monografico sull'opera omnia di Kafka mi sembra molto minaccioso!
io l'ho letto perchè mi è stato regalato da mia cognata che diceva che era stupendo ma onestamente non si può finire un libro con un mistero non credi anche tu?
RispondiEliminaDiciamo che io amo interpretare le cose un po' a modo mio, specialmente nei film; nei libri preferisco una conclusione che mi faccia capire il senso che l'autore ha voluto dare alla storia.
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