«È un tempo abbastanza lungo, anche se non sufficiente. E alla fine, se ci pensi obiettivamente te la sei cavata bene: non ti sei lasciata andare e non ti sei pianta addosso, non hai fatto la vittima. Puoi essere orgogliosa di te e quando ti passerà del tutto vedrai che ti sarà servito e che sarai più forte. Secondo me è importante che tu sia consapevole che sei stata grande!»
A pensarci bene con amiche come le mie che ti dicono cose come questa e che ti aprono le porte di casa alle undici di sera solo per consolarti un po’, con una tisana ed un abbraccio, è decisamente facile sentirsi più forti. Ma la forza d’animo non è una dote innata, va coltivata e fatta crescere. Non sono solita parlare di cose personali in questo spazio, ma sento che è arrivato il momento di affrontare il discorso, non solo attraverso perifrasi, consigli o moniti, ho pensato, anzi, ho percepito, che è il momento di mettere a nudo qualcosa di decisamente significativo che molto mi ha cambiato e mi ha conferito una forza interiore che non sapevo di avere. Quando sei mesi fa il mio fidanzato (o, come diciamo noi veneti, moroso) mi ha lasciata, non mi sarei mai immaginata che sarei riuscita a prenderla così “bene”. Sono sempre stata un’Antigone che fa tragedie ad ogni angolo, che si straccia le vesti disperata se qualcosa non segue il corso che mi ero augurata, una giovane e drammatica Werther, insomma. Quando dopo quattro anni mi sono sentita dire «ti voglio bene, ma non abbastanza per amarti» non è stato facile, come non lo è per nessuno.
La mia relazione è stata caratterizzata fin dal primo momento da situazioni piuttosto complicate, decisamente critiche, che hanno minato le fondamenta del futuro e anche se eravamo stati in grado di superare veri abissi emotivi e reali, le nostre prospettive erano divergenti: io pensavo che ormai potevamo superare tutto, lui sentiva che eravamo al capolinea. Quando un uomo che ami ti lascia perché non ti ama più, e solo per questo, hai ben poco a cui appigliarti, non puoi che incassare ed andare avanti, esattamente quello che ho cercato di fare io. Ma confesso che non è stato facile, che ho dovuto riversare ogni singola goccia delle mie energie per superare questi mesi; ho dovuto aspettare che l’immenso quadro di noi dipinto nel mio cuore e nella mia mente svanisse un po’ alla volta, come sta facendo adesso.
Elisabeth Kübler-Ross elaborò nel 1970 la teoria delle cinque fasi del dolore, più tecnicamente nota come le cinque fasi di elaborazione del lutto. Anche la fine di un amore è un lutto: è il termine di una fase di vita, di una parte importante di condivisione che determina e condiziona la nostra parte più intima. La psichiatra svizzera teorizzò l’esistenza di cinque fasi (e non di stadi, perché non si tratta di un percorso consequenziale quanto più di una serie di momenti che si succedono a fasi alterne, ripetendosi anche più volte) attraverso cui un soggetto che subisce un lutto, fisico o ideologico, deve passare per superare la sua condizione di dolore. Questo è quello che ho vissuto anch’io.
1. Negazione.
Per gran parte di questi sei mesi ho continuato a pensare, a credere, ad essere fermamente convinta che non era vero, non era vero che non era innamorato di me, era semplicemente in crisi. Del resto era già successo, due anni fa, e poi era tornato perché gli mancavo io, non la nostra storia, proprio io. Forte di questa certezza e della convinzione che fossimo fatti l’una per l’altro ho pazientemente atteso che tornasse in sé e da me. Non è successo. La fase del rifiuto è la parte che fa stare più male perché induce a sperare in situazioni che non sono palesemente realizzabili: i miei occhi non vedevano come stavano le cose, vedevano solo quello che volevano vedere. Non vedevo che non mi amava, vedevo solo che viveva un momento di difficoltà personale e che aveva bisogno del tempo per riflettere. Una persona che viene lasciata da chi ama difficilmente è razionale, io non lo ero. Non potevo, non volevo, credere che lui non provava altro che affetto per me. Ci è voluto moltissimo tempo per realizzare come stavano le cose; solo ora, dopo molto tempo e dopo molti autoconvincimenti, riesco a vedere lucidamente che non si può immaginare amore laddove non ce n’è.
2. Rabbia.
Poiché ci eravamo lasciati nel modo più civile ed affettuoso che ci si possa immaginare, era impossibile per me provare rabbia. I primi mesi sono stati contraddistinti da un cocktail di tiepida rassegnazione e bruciante amarezza. Quando però ho saputo che stava con un’altra, già pochissimo tempo dopo avermi lasciato, sono scoppiate rabbia, indignazione e frustrazione. Come poteva avermi già dimenticata se ero stata così importante per lui? Come poteva avermi sostituito così velocemente? Come poteva essere andato avanti senza di me? L’irrazionale rabbia nei suoi confronti mi ha profondamente scosso, mi ha dato quel colpo di coda necessario ad aprire gli occhi e ha capire che potevo continuare a negare quanto volevo la realtà ma questa non sarebbe certo cambiata grazie alla mia ostinazione. La rabbia è stata la svolta, il turning point del mio romanzo.
3. Contrattazione.
La contrattazione nel mio caso ha accompagnato la negazione. Pensavo che se avessi accettato la situazione passivamente, che se gli avessi lasciato il tempo necessario a sciogliere le sue questioni irrisolte, se avessi atteso un tempo sufficiente a far passare la bufera, lui sarebbe tornato da me. “Io continuo a fare la mia vita, ma comunque lo aspetto; se mi mostro comprensiva capirà e tornerà”: non funziona così. Non si può contrattare in queste situazioni poiché non c’è alcunché da contrattare; siamo messi davanti ad un fatto compiuto e nessuna condizione che suggeriamo potrà cambiarlo.
4. Depressione.
Inaspettatamente appena avuta la “notizia” non sono stata così male come mi aspettavo dalla mia indole lirica: l’ho presa piuttosto bene e ho continuato a fare le mie cose, a portare avanti i miei progetti, a coinvolgermi in molti impegni. Poi un giorno il dolore è scoppiato ed ho iniziato a piangere, per ore, per giorni. Ho smesso di mangiare, ho perso cinque chili di dolore in una sola settimana che non ho più ripreso. Mi piace pensare che con quei chili se n’è andato anche il lato più oscuro di questa storia. Mi sono completamente svuotata, un po’ alla volta, un giorno alla volta, per mesi. Ho cercato di occupare ogni singolo minuto dei miei giorni in modo da non poter pensare, nonostante il senso di tristezza mi attanagliasse. Ho consumato le lacrime e la depressione finché non ho trovato più dolore da provare in me, fino a quando non mi sono sentita prosciugata.
5. Accettazione.
Alla fine arriva inevitabilmente il momento in cui ci si dà per vinti, si smette di sperare, si smette di essere arrabbiati, non si soffre più. Un giorno ho capito che l’ultimo capitolo della nostra storia era ormai stato scritto, che la parola “fine”troneggiava dopo l’ultimo punto: era il momento di andare avanti ed iniziare un nuovo libro, quel libro che sto vivendo ora, da sola, ma inesplicabilmente più forte. Ora che ho accettato, che ho capito la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima, mi sento più forte, mi sento in grado di sopportare tutto. I can really endure.
C’è stato un momento in cui ho desiderato con tutto il cuore cancellare ogni singolo ricordo di noi, perché i ricordi mi facevano stare male ma al contempo erano un’ancora di salvezza in mezzo al dolore della perdita, una comfort zone in cui rifugiarmi quando ero troppo debole per dimenticare, quando ricordare anche con sofferenza rappresentava una masochistica consolazione. Ma il passato non si può cancellare, non si deve cancellare. «Beati gli smemorati che avranno la meglio anche sui loro errori»: io non voglio dimenticare quanto di bello e di brutto c’è stato fra noi, voglio solo superarlo, voglio che resti una memoria del passato perché quello che c’è stato mi ha portato ad essere la persona che sono oggi e che sono felice di essere, anche se non sono perfetta. Oggi sono abbastanza forte per non pensare più a lui, per non sentire la sua mancanza, per non avere paura di un futuro in cui non ci sarà. Nel mio futuro ci sono solo io, ci sono le persone che mi sono state vicine in questi mesi e c’è tutto quello che deve accadere. Non so se ogni cosa avviene per qualche ragione, ma di sicuro quello che accade condiziona tutto. A causa di questo evento che per me è stato drammatico ho intrapreso percorsi che molto probabilmente stando con lui non avrei mai iniziato e così ho conosciuto persone meravigliose, ho vissuto momenti divertenti, ho consolidato rapporti già solidi ma ora indistruttibili, ho riscoperto una gioia diversa di vivere. La vita mi ha sorpreso così spesso in questi sei mesi che mi sento di dire che sto vivendo un nuovo inizio.
Sono rimasta più che piacevolmente colpita da questo post.
RispondiEliminaMi sono immersa nelle tue parole più che leggerle, singolarmente, così come si fa con un articolo.
Ho sentito la sofferenza, il rimpianto, la mancanza, la malinconia, la solitudine e giuro che hai espresso così bene ogni sensazione che è quasi impossibile farla propria.
Ti ringrazio per questa perla, anzi, un vero diadema e ti auguro le migliori soddisfazioni perché, sì, da come scrivi le meriti per davvero.
Grazie, carissima.
EliminaE' molto bella e poetica l'idea che quei chili persi siano il lato oscuro della tua storia, mi piace tanto. Io credo che ognuno di noi trovi il suo modo e i suoi tempi per eleborare un lutto (perchè la fine di una storia è un lutto). E che tutti i modi dall'uccidersi di gelato al piangere anche per la pubblicità dei tovagliolini di carta vanno bene purchè funzionino. Il meglio deve ancora venire ;)
RispondiEliminaSu questo sono d'accordissimo, ogni metodo è lecito: basta che funzioni.
Elimina"Il meglio deve ancora venire" me lo dicono sempre le mie fantastiche amiche!
Io ho avuto subito la quarta fase. Ho pianto per mesi, senza mai illudermi che lui tornasse. Ho pianto così tanto che mi sembra impossibile ancora adesso aver pianto così tanto.
RispondiEliminaPerò oggi ringrazio tanto il mio ex di avermi lasciata: se non fosse stato così non avrei mai conosciuto l'unico uomo al mondo che io abbia VERAMENTE amato (e che tutt'oggi amo, per inciso).
Quelle lacrime sono servite, insomma :-D
Quando mi lasciò la prima volta, due anni fa, piansi per così tanto che ancora oggi mi sembra impossibile. Mi sentivo completamente devastata. Stavolta mi sono imposta di stare male, sì, ma non come allora. Non possiamo distruggerci anche se il dolore è forte.
EliminaSono felice che quel brutto evento del tuo passato ti abbia portato alla felicità di oggi!
Sei una donna forte, ce lo hai dimostrato in questi mesi nei quali nonostante il dolore sei riuscita comunque a non farti abbattere né sopraffare. Hai perseguito i tuoi obiettivi, mantenuto i tuoi impegni, vissuto la tua vita nonostante quello che era capitato.
RispondiEliminaGrazie delle tue care parole, dama!
EliminaSenza dubbio uno dei tuoi post più belli ed emozionanti
RispondiEliminaSei grande! Veramente!
Grazie cara, come sei gentile!
EliminaE' proprio vero un non ti amo più è assolutamente disarmante capisci che non si può fare proprio niente, ma è anche molto onesto
RispondiEliminaLui è una delle persone più oneste che conosco, si è sempre comportato lealmente con me, nel bene e nel male, per questo motivo lo stimo ancora moltissimo anche se le nostre strade si sono divise.
EliminaCi sono passata anche io anni fa. Questo post mi e' piaciuto tantissimo dimostra che hai affrontato tutto con estrema maturità. All'epoca per me i film le canzoni i libri erano catartici. Ho amato le immagini dei film che hai proposto sono tutti bellissimi (in particolare kim ki duk e quello di Tom Ford). Te lo dirò anche io: andrà sempre meglio.
RispondiEliminaAd una certa età si matura di necessità, io credo, è un po' crescere. Anche le cose brutte ti fanno crescere, forse di più di quelle belle!
EliminaSono felice che tu abbia gradito la mia selezione di immagini!
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaNon puoi immaginare quanto quello che hai scritto mi sia utile in questo momento. Grazie!
RispondiEliminaUn abbraccio, Monica. Alla fine c'è sempre il sole.
Eliminaio sono un'eterna ottimista, andrei avanti di speranza e poi di punto in bianco, perchè sono una ferma sostenitrice del mio valore e di quanto ci smenino gli altri ad abbandonarmi ci metterei una pietra sopra. vero è che il tempo fa del suo...
RispondiEliminami spiace la motivazione fosse questa, anche se forse, almeno, capisci che è definitiva, senza se e senza ma...
Devo dire che è dura come motivazione, specie all'inizio. Poi quando la realizzi davvero e capisci che non c'è margine di ritorno fa ancora più male. Ma è certo meglio di un atto sleale o per essere lasciata per un'altra :-D
Eliminaquesto post capita proprio in un momento della mia vita in cui ho attraversato alcune delle fasi da te elencate... la mia storia non durava da anni e non è finita perchè lui ha incontrato un'altra... c'erano suoi problemi psichiatrici di cui non ero a conoscenza, ma comunque sia, per ulteriori due mesi, c'abbiamo provato ad andare avanti... poi, al mio ritorno dalle vacanze, lui mi ha detto che, seguendo la terapia col dottore, ha capito che stava bene da solo... in 10 minuti la storia s'è conclusa... forse la fase 3 non la passerò mai, ma la 2 è stata forte... un mio amico psicologo con cui mi sono confrontata ancora si stupiva che io provassi rabbia nei confronti del mio ex... ma forse la mia rabbia era differente... perchè io non ero furiosa per la fine della storia... ero furiosa per tutte le cose che non mi ha detto!
RispondiEliminaAdesso... sto... non posso dire di stare bene... a questi problemi se ne sono aggiunti anche altri di carattere lavorativo... si tira avanti... ma ho passato dei momenti brutti... davvero tanto brutti...
Mi spiace molto che tu stia passando questi brutti momenti. Ma cerca di non demordere! So che può sembrare una frase fatta, ma la tenacia ripaga dello sforzo. Un giorno sarà soltanto un vago ricordo e tu sarai più forte, come mi ha detto la mia amica.
EliminaMi sono rivista qualche anno fa. Si impara da questi dolori... Un abbraccio forte (perché gli abbracci fanno sempre bene!)
RispondiEliminaDa tutto si impara!
EliminaNon mi è mai successo lo ammetto. L'unico vero amore è ancora vicino a me e spero lo resterà sempre nonostante chi è convinto sia strano stare per sempre con la stessa persona,che magari si conosce dagli anni del liceo...
RispondiEliminaMi fa sempre strano le persone possano avere reazioni simili in certe situazioni, sono convinta ogni storia sia a se..però forse certe volte l'animo umano è lo stesso
In effetti ogni storia è diversa dalle altre, soprattutto perché non esistono due persone uguali, ma spesso alla fine le dinamiche si assomigliano!
Eliminaleggendo queste parole emergono tanto dolore e sofferenza, ma tanta forza e speranza!!
RispondiEliminasarà un nuovo anno sicuramente migliore
Regali solo Made in Italy
http://emiliasalentoeffettomoda.altervista.org/un-aiutino-per-vostri-regali-made-italy/
grazie
Mari
Non ho dubbi!
EliminaCome promesso sto recuperando un po' di post, e scusa se commento questo con un mese di ritardo, ma mi ha colpita particolarmente, perché mi sono davvero rispecchiata in quello che hai scritto.
RispondiEliminaSarà per la storia simile: anche lui mi aveva lasciata perché "non ti amo più", e l'ha fatto nel modo più tranquillo possibile. Rispetto a voi, stavamo insieme "solo" da un anno e mezzo, ma è stata la mia prima storia importante e mi ha ferita profondamente, anche perché è stata una bomba sganciata quasi all'improvviso, con solo qualche minima avvisaglia.
La fase della negazione è quella che ricordo più chiaramente: è confuso per motivi suoi, gli passerà, appena si accorgerà che gli manco tornerà, devo solo essere paziente. Non è servito a nulla, se non a prolungare lo strazio. Sul momento, comunque, anche io l'ho vissuta molto meglio di quanto avrei pensato: sono andata avanti con la mia vita, mi sono tenuta attiva, oltretutto avevamo ancora un paio di mesi di lezioni nella stessa aula (eh già, eravamo compagni di corso!) e sono riuscita a mantenere una parvenza di tranquillità anche con me stessa: ero fiera di me.
La rabbia e la depressione poi sono arrivate insieme; è davvero strana la mente umana, ci sono voluti mesi prima che iniziassi a versare davvero lacrime su lacrime, a rimpiangere i momenti insieme, e ad arrabbiarmi: nel mio caso non c'entrava un'altra, ma ero furiosa perché lui aveva taciuto tutti i suoi dubbi per diverso tempo, non mi aveva fatto sospettare nulla, mi aveva tenuta all'oscuro, in un mondo fintamente felice, insomma, mi sentivo presa in giro alla grande. Non c'entra molto, ma quello è proprio il periodo in cui ho aperto il blog, in un certo senso per aiutarmi a superare la fase depressiva (ed è una delle cose per cui sono grata di quella rottura! :D). Non ti dico quanto tempo c'è voluto per l'accettazione; anche se naturalmente avevo molti periodi in cui non ci pensavo, in un angolino della mente continuavo a essere tormentata; e ahimé, la gente ha ragione quando dice che ci vuole tempo, e nient'altro. Un bel giorno mi sono accorta che andava bene così, che ero libera, che auguravo a lui tutto il bene possibile e che ero in grado di guardarlo in faccia senza soffrire, ma con un tenero affetto distaccato. E' stata dura, davvero, ma come te penso di esserne uscita più forte, e guardo a quello che ho guadagnato piuttosto che a quel che ho perduto! :)
P.s. Ah ah, scusa il papirazzo, ma mi è venuta di getto XD
Macché scusa, mi ha fatto davvero piacere che tu abbia condiviso la tua esperienza che mi ha sinceramente commosso.
EliminaSono bastonate come queste che ci fanno capire quanto siamo forti.
"You can really endure", è il mio mantra adesso.