Come sempre più spesso accade, ogni giorno vengo
a sapere che qualche mia conoscenza si è fidanzata, sta per sposarsi o per
avere figli (e considerato che il traguardo dei trenta l'ho ormai generosamente
superato, statisticamente la circostanza sarà sempre più frequente).
L'incidenza con cui ricevo queste notizie è così consistente che sono sempre
più portata a credere di essere affetta da quello che la specifica letteratura
definisce come sindrome dell'ultimo dei Mohicani:
«Grande Spirito, e creatore della vita, un Single va a te, veloce e dritto
come una freccia lanciata nel sole. Da' lui benvenuto, e lascia lui prendere
posto in Gran Consiglio del popolo degli Accoppiati. Dì lui di essere paziente,
molto paziente, perché loro sono tutti là, meno uno, io, l'Ultimo dei
Single».
Dopo ripetute riflessioni sono arrivata alla
conclusione che ho drammatiche carenze di pianificazione se mentre le persone
organizzano un’intera esistenza assieme io stento ad inserire in agenda la giornata
in cui andare a fare la spesa (motivo per cui il frigo è costantemente il
Deserto dei Tartari). Ma nonostante la crescente sfiducia verso le mie abilità nella
programmazione cerco strenuamente di consolidare la consapevolezza che
probabilmente non sono stata molto fortunata negli incontri. Eppure una cara
amica mi ha seraficamente detto che incontriamo
quello che stiamo cercando (il che mi induce a pensare che oltre a
scarsamente organizzata e sfortunata devo anche essere essenzialmente
masochista).
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Chiamiamolo ottimisticamente Destino (oppure Autolesionismo), la rassegna degli incontri e relazioni della mia vita assomiglia molto ad un Bestiario medievale, in cui le creature annoverate hanno sempre un comune denominatore: la tendenza a svanire nel nulla senza una specifica ragione. Nonostante le mie amiche solertemente mi rassicurino sull’eccezionalità della mia natura, incompresa dagli uomini che incontro perché troppo rara e preziosa (cosa che suscita in me la più profonda gratitudine per la disonestà incondizionata dell’amicizia che riesce sempre a negare l’evidenza), la puntuale evanescenza degli uomini da cui sono attratta mi induce ogni volta ad un’analisi junghiana che ha ormai definito graniticamente l’archetipo che mi attira, ovvero “l’uomo che non mi vuole”. In alcune discipline riconoscere la propria afflizione è il primo passo verso la guarigione; se così fosse dovrei essere sana all’incirca da quindici anni, ma nonostante la diagnosi sia ampiamente riconosciuta e condivisa, la terapia non sembra avere affetto visto che i sintomi invece che alleviarsi sembrano acutizzare.
Proprio ieri, guardando la versione di
Fukunaga di Jane Eyre (che per la
sola ragione di Michael
Fassbender preferisco alla ben più nota di Zeffirelli), riflettevo su che
prospettive amorose può avere una che da ragazzina è cresciuta sulla narrativa
ottocentesca, da Jane Austen a Goethe. Pertanto, se incontriamo veramente quello che stiamo cercando, mi pare chiaro che
più o meno inconsciamente sto cercando un Heathcliff. Se ciò fosse vero
sarei costretta a riconoscere con una punta d’orgoglio che in questo senso la
mia ricerca si sta rivelando di grande successo.
Tuttavia, per piena onestà intellettuale, devo ammettere
che il mio modello esistenziale resta Julie
Roussel che mi folgorò alla prima visione di La mia droga si chiama Julie ma di cui solo raramente e con scarsi esiti sono riuscita a replicare l’esempio. E sono abbastanza sicura che
Julie disapproverebbe completamente la mia condotta.
Oh, se la disapproverebbe!

In genere, qualcuno ti direbbe "non mollare, vedrai che prima o poi troverai l'uomo giusto per te"!
RispondiEliminaMa a me, se fossi una tua confidente, verrebbe da chiederti "ma stai davvero cercando qualcuno con cui passare la vita"?
In ogni caso, spero troverai la tua felicità 😉
Non ti preoccupare! Troverai ancora l'uomo della tua vita! Per ora sii felice di essere da sola! Non sai quanti vorrebbero essere al tuo posto!
RispondiEliminaHello mate nicee blog
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