Ah, le cattive ragazze 2.0! Chi segue i social ha visto senz’altro fiorire il pittoresco fenomeno delle cosiddette bad girls, quasi fosse una tendenza nuova, provocatoria e rivoluzionaria. Spuntano pagine di Facebook inneggianti a stili di vita in controtendenza mentre i profili di Instagram si riempiono di motti di sfida al sistema e di fotografie sovversive. Provo una sincera tenerezza nei confronti delle nuove cattive ragazze; talvolta mi verrebbe da poggiar loro una mano sulla spalla e rivelare bonariamente la cruda realtà: avere la pelle trapuntata di tatuaggi, indossare t-shirt con dei teschi, sbronzarsi vergognosamente nei weekend, essere l’amante di un uomo impegnato non fa di voi una bad girl!
Sarà colpa delle mie scarse capacità deduttive, ma non riesco a comprendere la connessione logica tra il pubblicare una proprio foto con una mano maliziosamente infilata nel tanga e l’essere una cattiva ragazza, eppure a quanto pare è sufficiente mostrare un sedere tatuato ed uno sguardo ammiccante per esserlo. Mi immagino da qualche parte Catherine Tramell e Suzanne Stone Maretto ridere a crepapelle davant un caffè nel vedere le nuove presunte cattive ragazze autoproclamarsi tali perché bevono birra come dei camionisti polacchi. Come se poi le bad girls fossero un fenomeno nuovo: era il 1782 quando Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos scrisse Le relazioni pericolose, regalandoci la marchesa di Merteuil, una delle cattive più celebri della storia grazie anche alla fenomenale interpretazione di Glenn Close nell’omonima pellicola del 1988. Tuttavia quella che per me resterà per sempre l’icona della malvagità è Julie Roussel (alias Marion Vergano) che in La mia droga si chiama Julie fornisce un imperituro exemplum di come dovrebbe agire una donna per essere assurta all’olimpo delle vere bad girls (e con una Catherine Deneuve in stato di grazia diretta da Truffaut, come aspettarsi di meno!).
Del resto capisco anche che per le giovani di oggi cresciute a colpi di Gossip Girl e Miley Cyrus, il top del male possa essere identificato in Miranda Priestley o Regina George; ma io, che non riesco ancora a dimenticare Malefica che si trasforma in un drago gigante per incenerire il Principe Azzurro o Ursula che cerca di fulminare Ariel con il tridente del suo stesso padre, fatico un po’ a metabolizzare le nuove bad girls 2.0, fatte di jeans strappati e stivali-simil-scarpe antifortunistiche. Le presunte cattive di oggi sfoggiano una voluta disinibizione sotto ogni punto di vista, atteggiandola a libertà d’espressione e a ribellione contro una supposta normalità che vuole la donna ‘per bene’, ma quello che ottengono non è altro che un’avvilente sovraesposizione del corpo femminile, ancora una volta ridotto ad oggetto sessuale, e stavolta non dagli uomini, ma da loro stesse. Mostrano la pelle nuda, appena nascosta in quei punti che ancora – per fortuna – sono segretati dal pudore, e si atteggiano con sguardi che vorrebbero essere provocatori ma risultano solo banalmente maliziosi, e così sviliscono la dote più preziosa che la natura ci ha donato in maniera esclusiva, la femminilità. Anche le femme fatale del passato giocavano con la sessualità, ma sempre in maniera velata, ambigua, con la promessa nebulosa di una concessione, quasi mai accordata. Il fascino delle bad girls non sta nella loro fisicità ma nell’intelligenza con cui la usano per raggiungere i propri egoistici scopi: grazie al fascino ed alla totale assenza di principi Rossella O’Hara riesce ad ottenere tutto quello che si prefigge; grazie alla malvagia intelligenza ed al sapiente uso del sensuale corpo Amy Dunne riesce a farsi giudicare compassionevolmente vittima anziché feroce carnefice.
Ovviamente ognuna è libera di vivere come preferisce, a denudarsi quanto vuole, ad atteggiarsi a cattiva ragazza nella misura che ritiene più opportuna, ma, spero caldamente che tutte le wannabe bad girls capiscano che Cara Delevingne è solo una top model multimilionaria e non un’icona trasgressiva e controcorrente (una volta almeno c’era Kate Moss)!
P.S.: se proprio volete fare le cattive ragazze, fatelo bene!!

giuste osservazioni ...buona giornata
RispondiEliminaLa dura realtà!
EliminaCome non essere d'accordo.
RispondiEliminaQuoto ogni parola.
Mi piace siamo tutte d'accordo!
Elimina"Il fascino delle bad girls non sta nella loro fisicità ma nell’intelligenza con cui la usano per raggiungere i propri egoistici scopi"
RispondiEliminaquanta verità in questa frase!!!!!!!!!! concordo conrdo concordo :-D
Mi compiaccio della condivisione del mio pensiero!
EliminaMi trovi d'accordo in tutto e per tutto!!
RispondiEliminaUn bacione,
www.MyFantabulousWorld.com
;-)
EliminaAmen! Gran bel post. ;)
RispondiEliminaGrazie!
Eliminal'accezione cattive ragazze oggi sembra calzare a pennello a chiunque sappia alzare un dito medio....sono d'accordo sulla tua analisi e lo sguardo terrificante di Glen Close vale più di mille gesti. un bacio ady
RispondiEliminaUbique Chic
Facebook
Terrificante è la parola giusta per lo sguardo di Glenn Close!
EliminaSai cosa mi ricorda questo tuo post? I manifestanti a Milano. Senza cadere nella polemica, ma a volte questa gente che si batte per la libertà, contro questo e quello, a volte, come l'ormai noto Matteo, sono figli di papà con le spalle ben coperte.
RispondiEliminaInsomma, l'esteriorità è nulla. E le "bad girls" dovrebbero imparare ad essere "sly girls" come prima cosa ;)
Bravo Pier! Applauso in piedi!
EliminaCi sono certi comportamenti, modi di fare e appellativi che fanno sentire grandi ed evidentemente interessanti (agli occhi di chi poi non si sa). La stupidità di questi casi spero sempre sia passeggera, e che ad un certo punto rinsaliscano... Me l'ero persa comunque questa ;-)
RispondiEliminaConfido anch'io sia solo passeggera!
Eliminaio questa tendenza l'ho avvertita da quando ho Instagram...quasi quasi dividerei quel mondo in aspiranti bad girl e aspiranti principesse (con ceramiche inglesi per la prima colazione e bianco ovunque)...
RispondiEliminaGrandissima! Anche le wannabe windsor meritano un post ad hoc!
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