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LIBRI | Il 2020 in libri

LIBRI | Il 2020 in libri



Siamo d'accordo che c'è un solo libro che descrive coerentemente il 2020 ed è l'Apocalisse, sono tuttavia convinta che in questa valle di lacrime da cui stentiamo ad uscire sia spuntato qualcosa di buono: spero che con tutto il tempo che abbiamo avuto a disposizione ci sia stato più spazio per la lettura. La lettura è da sempre la mia maggiore consolazione e per tradizione ogni anno il primo post è dedicato alle letture di quello appena concluso (qui i post degli anni precedenti: 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018... come vedete manca il post delle letture del 2019 perché non ero riuscita a scriverlo e visto come sono andate male le cose rompendo la tradizione, stavolta farò le cose a modino!).

La particolarità delle letture del 2020 è che su ventotto libri letti ben una decina sono saggi. Che io stia diventando grande? Ne dubito, probabilmente il problema è che sono stata rossa per gran parte dell'anno e questo ha fatto interferenza. Non preoccupiamoci, la narrativa resta sempre la mia cup of tea

Richard P. Feyman, Il senso delle cose. Un regalo fatto da qualcuno che mi sopravvalutava: un saggio, scritto da un fisico premio Nobel, che affronta tematiche come il metodo scientifico, l'etica, la politica, la religione, con uno stile ironico e pseudo-ingenuo. Sicuramente questo regalo è uno dei motivi che mi ha spinto a tornare bionda! Ma anche da qui un insegnamento me lo sono portato a casa:

«I filosofi ne hanno fatto un tema di profonde riflessioni, e infatti sostengono che ogni parola va esattamente definita. A dir la verità io non sono del tutto d'accordo: penso che a volte sia impossibile definire i termini con assoluta precisione, e comunque spesso non ne valga la pena»

Fedor Dostoevskij, L'eterno marito. Com'è vero che crescendo cambiamo i gusti: mi ricordo che quando lessi il mio primo libro di Dostoevskij, Delitto e castigo, non mi piacque affatto. E invece libro dopo libro, anno dopo anno, ho imparato ad amarlo follemente: certe volte l'amore che nasce dalla conoscenza lenta e continua è più travolgente del colpo di fulmine! Oggi qualsiasi volume di Dostoevskij che prendo in mano mi sa emozionare per la sua capacità di infilare il dito nelle pieghe più oscure dell'animo umano, raccontando le vicende dei personaggi senza giudizio ma anzi con pietà e compatimento.

«Ci sono dei momenti in cui si vorrebbe essere sottoterra e invece in certi momenti vorrei incontrare uno di quelli che hanno vissuto i nostri tempi per piangere con lui, sì, proprio per piangere»

Beatrice Mautino, La scienza nascosta dei cosmetici. Dopo l'appassionante viaggio nel mondo dei falsi miti sulla cosmetica fatto in Il trucco c'è e si vede, Beatrice ci racconta un altro mondo, quello della produzione dei cosmetici, smontando un passo alla volta tutti i bias solidamente costruiti dal marketing in questi anni e lo fa con il suo metodo scientifico e rigoroso da divulgatrice ma con leggerezza ed ironia, a mio avviso indispensabili quando si parla di cosmesi.

Iader Giraldi, Manuale di Edutainment. Può la formazione uscire dai banchi di scuola e diventare un'esperienza di intrattenimento? Davvero il gioco ed il divertimento rendono l'apprendimento più immediato ed intelligente? E se tutto questo è vero, come si può fare? Queste e mille domande trovano risposta in questo manuale frutto dell'esperienza decennale di un imprenditore della conoscenza. Ogni argomento non è solo raccontato con chiarezza ma è soprattutto arricchito dall'esperienza personale e professionale di Giraldi rendendo la lettura non solo interessante ma anche appassionante.

«Compresi come l'esecuzione sia più importante della creatività nel mondo del lavoro. L'estro è fondamentale ma può in un attimo essere annullato dalla sciatteria e dalla superficialità»

John Steinbeck, Pian della Tortilla. Sono un'abitudinaria e Steinbeck rientra nelle mie abitudini più consolidate quando mi colse l'amore grazie a Furore. Questo romanzo mi riconferma quanto fanno bene le buone abitudini. Un gruppo di paisanos perdigiorno e avvinazzati che sbarcano il lunario come possono, ci regalano scorci di inattesa umanità nella decadenza che permea le loro esistenze, il tutto tessuto dalla prosa gentile e poetica di uno degli autori più potenti della letteratura americana.

«Tu hai qualche amarezza che ti travaglia nel segreto del tuo cuore»

Dino Buzzati, Sessanta racconti. Ho già scritto che non sono una persona da scappatelle, almeno non nelle letture, eppure Buzzati è riuscito a farmi amare un genere che non è mai stato nelle mie corde, il racconto; è considerato un "mago della composizione breve", un talento probabilmente sviluppato ed allenato grazie al suo lavoro (ha passato la sua vita a scrivere articoli per il Corriere della Sera ed altre testate, ed il suo forte era la cronaca nera), e che trova la sua massima espressione in questo volume che raccoglie i suoi migliori racconti, che nel 1958 vinse il premio Strega. Ancora una volta il mondo reale si fonde senza soluzione di continuità in quello immaginario, a volte misterioso, a volte banale, ma sempre inesorabilmente magico (vi consiglio con particolare passione il racconto numero 17, Inviti superflui).

«Ora che lui è partito, e non si farà vivo più, scomparso, cancellato via dal quadrante della vita esattamente come se fosse morto, a lei, Irene, non resta che armarsi di tutto il coraggio che una donna può chiedere a Dio e sradicare tutti i rami per cui quello sfortunato amore si è attaccato alle sue viscere. È sempre stata una ragazza forte, Irene, questa volta non sarà da meno»

Italo Calvino, Il visconte dimezzato. Beh, che dire se non "vergognati" per non averlo letto prima! Di Calvino in passato ho letto prevalentemente saggi, racconti e Marcovaldo. A proposito di questo romanzo breve Calvino scrisse "tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra". La tematica è squisitamente contemporanea, trattata con la solita intelligente leggerezza e l'ironia che rendono indimenticabili tutti gli scritti di Calvino: riesce sempre a stendere un ritratto estremamente critico ma allo stesso tempo benevolo di qualsiasi debolezza umana.

«Questo è il bene dell'essere dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza»

Truman Capote, A sangue freddo. Metti un'appassionata di letteratura che al contempo ha un morboso guilty pleasure, quello per il crime. Cosa può rappresentare ai suoi occhi questo romanzo straordinario? È il 1959 e una famiglia pressoché perfetta di una cittadina qualunque in Kansas viene trovata trucidata nella propria casa. Truman Capote si reca sul luogo del delitto e redige uno sconcertante reportage sulla violenza della provincia americana che viene pubblicato sul New Yorker a puntate nel 1965 e successivamente in un unico volume, consacrando il successo di un giovanissimo talento letterario capace di sintetizzare giornalismo e narrativa in un'unica opera.

«Se qui intorno si aggira qualcuno che vuole tagliarmi la gola, faccia pure, con il mio benestare. Che differenza fa? Tutto è uguale davanti all'eterno»

Daniela Bregantini, Corso per parlare in pubblico. Un manuale di public speaking semplice, efficace, interessante, che raccoglie le regole della Retorica classica e le affianca alle tecniche più contemporanee, ricco di esercizi e suggerimenti utili non solo a chi per lavoro parla al grande pubblico, ma anche a qui vuole migliorare la propria dialettica e l'interazione e la comunicazione con le persone in generale.

Chris Voss, Volere troppo ed ottenerlo. Un interessante manuale che spiega le tecniche adottate dagli specialisti del FBI per negoziare il rilascio degli ostaggi in caso di sequestri e di come utilizzarle nella quotidianità per riuscire ad ottenere tutto quello che vogliamo (o quasi) nella vita, nel lavoro, nelle relazioni.

Riccardo Faccinelli, Cromorama. Uno straordinario percorso all'interno della storia (del tempo, dell'arte, della comunicazione, del marketing,...) che ci svela il significato dell'utilizzo dei colori e le implicazioni conseguenti. Il capitolo che mi ha più colpito è stato quello sull'Azzurro Costoso, così intitolato perché dedicato proprio a questo colore, considerato preziosissimo nel Rinascimento poiché realizzato con la polvere di lapislazzuli e quindi dedicato a rappresentare solo gli elementi più importanti di un quadro, come il manto della Madonna. Grazie a questo saggio ho scoperto che nella pittura rinascimentale c'erano meno poesia e più senso pratico di quanto immaginassi! Mi ha aperto veramente gli occhi sull'iconografia del colore: ricordo di aver visto Edipo Re di Pasolini subito dopo la lettura e sono rimasta folgorata dalla magistrale scelta di vestire Giocasta proprio d'azzurro su uno sfondo cromaticamente pressoché uniforme, color terra (del resto i costumi erano di Danilo Donati) facendola quindi risaltare non solo visivamente ma anche simbolicamente. Specialmente consigliato ai devoti dell'Armocromia, così magari riuscite a svincolarvi dal giogo mentale del marketing!

«Il cervello sarebbe interessato non tanto alle cose quanto alle discontinuità presenti nella scena: ossia agli spigoli, ai bordi, a tutti quei punti in cui sono presenti contrasti luminosi o cromatici, e che, contenendo più informazioni delle superfici omogenee, ci aiutano a decifrare le forme e lo spazio»

Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono. Un libro letto con un tempismo straordinario, proprio mentre io stessa stavo vivendo i miei giorni dell'abbandono. Una donna giovane, felice e tranquilla viene improvvisamente abbandonata dal marito che la lascia con i due figli e il cane ad infossarsi nella sua piccola tragedia quotidiana. Una tragedia quasi banale e senza alcun profilo eroico che tuttavia viene narrato con una potenza di sentimenti (un misto di amore, odio, risentimento e disperazione) che sfiora la tragedia classica. Sembrerebbe quasi pazza e patetica, Olga, a vivere con un tale assolutismo il suo dolore, se non fosse che tutti lo siamo quando veniamo abbandonati da chi ci ama. L'importante è resistere sempre alla bufera, tenere assieme le cose, anche disperatamente, per poter ricominciare, domani.

«Quanto pesa un corpo che è stato attraversato dalla morte, la vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di rendercela greve»

Francis Scott Fitzgerald, Belli e dannati. Possibile che due persone, giovani, belle, spensierate, dall'animo argentino, che sia amano con la brillantezza della gioventù possano arrivare a odiarsi profondamente, logorati dall'alcool, dall'avidità? Parrebbe di sì, e nessuno meglio di Fitzgerald può raccontare un amore così decadente e perfettamente rappresentativo della caduta di una società, quella dei nuovi ricchi americani, figli del vizio e della debolezza. Ma quello che colpisce, nel bilancio della feroce critica di Fitzgerald, è l'indulgenza con cui tratta i suoi protagonisti, colpevoli senz'altro della loro indolenza, ma mai meritevoli di un giudizio spietato. Del resto siamo tutti umani.

«Egli si trovò a ricordare quel mattino d'estate in cui erano partiti da New York alla ricerca della felicità. Non si erano mai aspettati di trovarla, forse, e tuttavia quella ricerca, in sé e per sé, era stata più felice di qualsiasi cosa egli aspettasse poi per sempre. Nella vita, a quanto pare, bisogna di continuo puntellarsi, trovar sempre dei punti d'appoggio intorno a te - altrimenti è un disastro. Non v'è riposo, non v'è quiete»

Vincenzo Cerami, Un borghese piccolo piccolo. Fino a dove può spingersi l'amore di un padre per un figlio? Cosa potrebbe fare per aiutarlo a realizzare i suoi sogni? Lui, un impiegatuccio statale, senza mezzi, senza conoscenze, che ha un figlio giovane e promettente, con una lunga carriera da ragioniere, pronto agli onori del successo che in pochi si possono sognare negli anni settanta. E cosa succede se quel figlio, unico tesoro prezioso di una vita anonima, viene a mancare tanto improvvisamente quanto tragicamente? Un romanzo breve di una potenza emotiva disperata, che squarcia il cuore e lo lascia agonizzante. Resta solo un nodo alla gola, veramente difficile da sciogliere.

«Coltivava l’inconscia idea che accadessero numeri stabiliti di disgrazie a settimana, così quando leggeva sui suoi rotocalchi che le disgrazie erano capitate agli altri, per lei era come respirare una boccata d’ossigeno supplementare: anche per quella volta le era andata bene»

Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria. Una commedia in tre atti che racconta la storia di Pietro e Giuliana, sposati da una settimana, solo un mese dopo essersi conosciuti. Lui, un avvocato borghese ed inquadrato, lei una spiantata, simpatica e confusionaria. La coppia si appresta ad affrontare una prova decisiva, il pranzo con la madre di lui. Una commedia brillante e vivace, dal ritmo elettrizzante, dove argomenti banali si intersecano a voli pindarici con un risultato balsamico.

«PIETRO Non abbiamo nessuna ragione seria di vivere insieme? Lo pensi?
GIULIANA Lo penso. Trovo che sei una persona molto leggera. Sposandomi, hai dato prova di una gran leggerezza.
PIETRO Io non sono niente leggero. Io sono uno che sa sempre quello che fa.
GIULIANA Hai un'altra opinione di te stesso!
PIETRO Forse.
GIULIANA Io invece non so mai quello che faccio. Prendo una cantonata dopo l'altra. Del resto come fai a dire, che tu sai sempre quello che fai? Fin adesso non hai fatto niente. Niente d'importante, voglio dire. Sposarti è stata la prima cosa importante della tua vita.
PIETRO Prima di incontrare te, sono stato sul punto di sposarmi almeno diciotto volte. Mi son sempre tirato indietro. Perché scoprivo in quelle donne qualcosa che mi dava i brividi. Scoprivo, nel profondo del loro spirito, un pungiglione. Erano vespe. Quando ho trovato te, che non sei una vespa, ti ho sposato.
GIULIANA Nel tuo modo di dirmi che non sono una vespa, c'è qualcosa di offensivo per me. Tu vuoi dire che io sono un animaletto domestico, innocuo, gentile? una farfalla?
PIETRO Ho detto che non sei una vespa. Non ho detto che sei una farfalla. Sei sempre pronta a fare di te stessa qualcosa di grazioso.
GIULIANA Io non trovo graziose le farfalle. Le trovo odiose. Quasi preferisco le vespe. Mi offende che tu pensi che non ho i pungiglioni. È vero, ma mi offende.
PIETRO Ti offende la verità? La verità non deve mai offendere. Se ti offendi alla verità, vuol dire che non sei ancora diventata adulta. Vuol dire che non hai ancora imparato ad accettare te stessa. Ma adesso ti consiglio di alzarti, lavarti, e venire a mangiare. Sarà bell'e cotta la minestra»

Aldo Carotenuto, Eros e Pathos. L'esperienza amorosa è forse l'esperienza più complessa ed insondabile dell'animo umano. Tuttavia Carotenuto seziona punto per punto la psicologia umana squadernando cause ed effetti e fornendoci un'analisi approfondita della fenomenologia dell'amore, mettendoci difronte alle contraddizioni e alla dualità di questa esperienza, fatta per sua natura di amore e sofferenza. Assolutamente rivelatorio.

«Si può giungere alla conclusione che, se tutti siamo strutturati da questo senso di mancanza che cerchiamo di riempire amando, ogni rapporto ha la sua dignità. Non esistono amori indegni, o di cui vergognarsi, perché ogni esperienza risponde a esigenze profonde dell'individuo. Nulla è stato mai inutile, perché in quel particolare momento la persona che ci stava di fronte era in grado di riempire un nostro vuoto, che è insito in ogni essere umano e che tende perennemente a essere colmato attraverso l'amore per l'altro, quali che siano le circostanze, anche negative»

Vlaimir Nabokov, Cose trasparenti. Giornata di conferme in campo letteraio-amoroso, ed infatti la mia prima grande dichiarazione d'amore per Nabokov la scrissi ai tempi della lettura de Il dono. Mi rendo conto solo scrivendo questo post che ho fatto più dichiarazioni d'amore a scrittori morti che a uomini vivi e vegeti! Ho acquistato questo libro in una bancarella dell'usato in piazza Hortis a Trieste perché all'interno del volume erano conservati una marea di ritagli di giornali vecchissimi contenti recensioni del libro stesso e la cosa mi ha reso straordinariamente nostalgica: chissà perché questa ossessiva raccolta di recensioni, conservate tanto minuziosamente nei decenni! Un racconto contaminato di realtà ed immaginazione è quello di Hugh Person, un redattore di una casa editrice americana che si reca più volte in Svizzera, luogo che sarà sempre collegato ad eventi di particolare rilevanza, in special modo l'uxoricidio compiuto dallo stesso Person, confuso tra la realtà e il sogno. E tutta la vicenda si snoda tra quanto è reale e quanto è immaginario, ma spesso i margini sono molto frastagliati ed anche il lettore non riesce a comprenderlo, completamente impantanato nel prodigioso ed evocativo linguaggio nabokoviano.

«Il tempo, però, elabora queste relazioni effimere e un sapore nuovo viene aggiunto al loro ricordo»

Richard Yates, Undici solitudini. Sono praticamente sicura di aver letto questa raccolta di racconti ispirata da Margherita di Viaggio al termine del libro ma non riesco a trovare il post a riguardo quindi nel dubbio vi link direttamente tutto il suo blog perché è da sempre la mia massima ispirazione sulle letture. Dicevo, un'altra raccolta di racconti... non male per una che dice che non le piace il genere "racconto". Ma anche in questo caso mi sono affidata ad una penna che per me è una certezza, quella di Yates, conosciuto e (ancora una volta) amato per Revolutionary Road (a tal punto che non ebbi parole per descriverlo per non offendere tanta grandezza) e per Una buona scuola. In questi undici racconti Yates racconta con scabra essenzialità eppure con viva tensione la solitudine di undici vicende, una solitudine che oggi più che mai ci è familiare nonostante si presenti ad ognuno in una declinazione differente. E i personaggi, anche qui, come sempre, appaiono falliti, disadattati, emarginati, ma sempre solidamente umani.

«Anni di buona salute l'avevano irrobustito, e sebbene avesse sempre qualche difficoltà di coordinazione, ciò si manifestava soprattutto in cose di poco conto, come nell'incapacità di mettere insieme il cappello, il portafoglio, i biglietti del teatro e gli spiccioli senza costringere sua moglie a fermarsi ad aspettarlo, oppure nella tendenza a spingere con forza le porte su cui stava scritto tirare»

Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane. Se lo avessi conosciuto dal vivo sarei sicuramente caduta perdutamente innamorata davanti a Pasolini. La sua potenza intellettuale, il suo tormento interiore, il suo spessore etico, mi avrebbero completamente sedotta. E lo so perché ogni volta che leggo una sua riga resto folgorata dalla grandezza che riesce ad esprimere. La forza delle sue argomentazioni e l'onestà intellettuale che spesso lo hanno reso scomodo trapelano con prepotenza da questa raccolta di articoli e scritti su varie testate giornalistiche nel 1975, lo stesso anno in cui venne violentemente ucciso. E violenta è anche la sua critica nei confronti nella società, della politica, del disfacimento dei costumi. Violenta e feroce, ma mai verbalmente o fisicamente, violenta e feroce perché induce una reazione di rottura dell'integrità borghese e benpensante che ci permea per cultura ed educazione.Violenta e feroce perché sa vedere oltre la superficie patinata di una contemporaneità accidiosa e povera di spirito. Violenta e feroce perché non è solo capace di penetrare nelle profondità della società degli anni settanta, ma è anche in grado di profetizzare quello che accadrà con una tale precisione che alcune lettere sembrano rivolgersi a noi, cittadini del 2021.

«Voi vivete nella cronaca, che è la vera storia perché - anche se non è definita, non è accettata, non è parlata - è infinitamente più avanti della nostra storia di comodo; perché la realtà è nella cronaca "fuori dal Palazzo" e non nelle sue interpretazioni parziali o peggio ancora nelle sue rimozioni. Ma questa cronaca vi vuole sconvolti in una crisi di valori, perché il potere, creato in conclusione da noi, ha distrutto ogni cultura precedente, per crearne una propria, fatta di pura produzione e consumo e quindi di falsa felicità. La privazione dei valori vi ha gettato in un vuoto che vi ha fatto perdere l'orientamento, e vi ha umanamente degradati»

Erica Bonanni, La magia di Trieste. Che dire ancora, meno male che non amavo i racconti! Una raccolta di narrazioni che ci fanno navigare nell'azzurro mare del golfo di Trieste, una città che, vuoi o non vuoi, ti entra sotto la pelle e non ne esce più. L'indolenza triestina esercita un magnetismo irresistibile anche sui più stacanovisti; lo sciabordare delle onde sulle rive ipnotizza anche le menti più vigili; e la Bora gelida fa uscire di senno anche i cervelli più lucidi. Cinquantuno racconti che fanno vivere la magia di una città senza tempo, che faranno sorridere chi conosce bene i riferimenti ed incanteranno chi non conosce questo luogo magico.

«Ciò che rende intrigante l'esistenza umana è quella caccia morbosa che l'uomo conduce per riuscire a catturarne l'essenza.
Mi chiamo Aurora, ho diciasette anni e vivo nel rione di Valmaura, vicino alla Risiera si San Sabba. Ho una grande passione: amo la vita. Per essere precisa, amo l'essenza della vita. D'altronde, sono cieca dalla nascita, dunque posso fare solamente questo, percepire l'essenza delle cose. Senza dubbio non vedo quello che vedono gli altri, ma ho sviluppato una sensibilità speciale per cui riesco a cogliere sfumature, anche cromatiche, che sfuggono all'uomo "normale". Io vivo inspirando l'essenza che emana l'universo. L'ossigeno è solo una sua derivazione. Ciò che mi inebria è l'effluvio di odori, sapori, suoni, sensazioni propagato nell'aria dal mondo attorno, anche se non sempre gradevole»

Marilù Oliva, L'Odissea raccontata dalle donna. Penelope, Circe, Calipso e le altre. Cambiare prospettiva. Rileggere l'epica da un punto di vista sempre trascurato, quello delle donne. Questa è l'idea di Oliva che riscrive uno dei capitoli più importanti della letteratura di tutti i millenni attraverso  l'esperienza delle donne: Penelope, Circe, Calipso, Nausicaa, stavolta sono le donne a dire la loro, a raccontare una vicenda che le ha sempre viste spettatrici o con un ruolo marginale. Le donne di Ulisse qui ci mettono davanti ad una lettura della vicenda diversa e si ritagliano una dignità ben più rilevante di quella che la storia, ovviamente scritta dagli uomini, ha concesso loro. Sono amanti, dee, mogli, corteggiatrici, ma prima di tutto sono donne, e sono forti ed implacabili, nell'attesa o nel combattimento, per ottenere quanto vogliono. Le donne sono resilienza.

«Mentre mi sembra di sentire il canto carezzevole di Circe disperdersi nelle tenebre della sera, mi sfianca il sogno di vivere accanto a Odisseo e penso che ogni donna possiede cento modi per essere felice o, al contrario, infelice. In quest'ultimo caso, ha tre possibilità: può mostrare al mondo la sua infelicità, può condividerla con pochi intimi o scegliere di non svelarla a nessuno. Non so quale opzione sceglierò, anche se a una futura regina conviene mascherare i precipizi dell'anima»

Paul Auster, 4 3 2 1. Un'unica storia, raccontata in quattro possibili varianti. La vita di Archie Ferguson (come del resto quella di tutti noi) potrebbe avere infiniti percorsi a seconda delle scelte che egli compie. Auster decide di raccontarci quattro di queste possibilità, ognuna conseguenza delle scelte di Archie o di quelle dei suoi cari: giornalista, scrittore, attivista, sportivo, il percorso varia sempre, con conseguenze sempre differenti, ma non cambia mai il carattere dei personaggi. Un'opera sinfonica che quasi stordisce per la sua complessità e che richiede una certa concentrazione per non perdere le fila delle varie vite (che vengono raccontate periodo per periodo in parallelo, aumentando la difficoltà), ma che ci consente di conoscere un personaggio come mai abbiamo potuto prima. Auster ci dice che la vita è un labirinto in cui l'uscita non ha nessuna importanza ma conta solo il percorso che si sta compiendo e che è sempre diverso a seconda della direzione che al bivio scegliamo di percorrere.

«Fin dall'inizio della sua vita consapevole, con la sensazione costante che i bivi e le parallele delle strade prese e non prese fossero tutti percorsi delle stesse persone nello stesso momento, le persone visibili e le persone ombra, che il mondo effettivo fosse solo una piccola parte di mondo, poiché la realtà consisteva anche in quello che sarebbe potuto succedere ma non era successo, che una strada non fosse né meglio né peggio di un'altra, ma il tormento di vivere in un solo corpo stava nel fatto che dovevi essere sempre su una strada soltanto, anche se avresti potuto essere su un'altra, in viaggio verso un posto completamente diverso»

Dino Buzzati, I misteri d'Italia. Ancora Buzzati, ancora racconti, o meglio cronache, delle sue esperienze con il paranromale, redatte sottoforma di un reportage di tutti i casi più incredibili di cui veniva a conoscenza: da Melinda, costretta fin dall'infanzia a fare la strega agli incontri paurosi che Fellini fece per realizzare i suoi film. Realtà e magia (per lo più nera) danzano in maniera del tutto naturale nelle pagine di Buzzati, dove l'esoterico risulta quotidiano e diventa accettabile anche agli occhi degli scettici grazie alla prosa leggera del maestro della cronaca.

«"Da quel giorno non l'ho vista più. Povera Melinda. È morta tre estati fa. Forse è stata l'ultima vera strega d'Abruzzi" nella voce di Manocchia c'è quasi un velo di rimpianto. "Le altre ancora vive, dai loro paeselli sono scese nelle città, all'Aquila, a Teramo, a Pescara, a Francavilla, si sono industrializzate, hanno aperto gabinetti di consultazione, mettono inserzioni sui giornali, piccole maghe imborghesite. un mondo scomparso per sempre. E delle streghe defunte, come in questo paese, nessuno parla volentieri."»

Domenico Starnone, Confidenza. Pietro ama di un amore totalizzante Teresa, complessa, difficile, spigolosa. Ma ad un tratto l'amore finisce. Quindi Pietro incontra Nadia e si innamora della sua dolcezza, la sposa e trascorre tutta la vita con lei, nonostante la minacciosa presenza di Teresa che custodisce il suo segreto più ignominioso. Un romanzo estremamente sincero, che si svolge in tre racconti dalle voci di tre personaggi della storia, che mette a nudo la debolezza dell'essere umano, anche di quello che può sembrare di grande spessore. Protagonisti della vicenda sono il senso di inadeguatezza, le relazioni e l'incertezza di tutta la struttura che regge la nostra identità.

«Non mancavano naturalmente i periodi felici e ragionavamo di tutto, scherzavamo, io le facevo il solletico fino a che, per farmi smettere, lei non mi dava lunghissimi baci. Ma non durava, eravamo noi stessi i perturbatori della nostra convivenza. Sembravamo convinti che la violenza con cui mettevamo continuamente disordine tra noi ci avrebbe trasformati alla fine nella coppia giusta, ma quella meta, invece che avvicinarsi, si allontanava.»

Lev Tolstoj, La morte di Ivan Il'ič. Il potere disarmante della morte, della propria morte, che si avvicina è inarrestabile. Quando ancora non è visibile la sua sagoma all'orizzonte ma già se ne sente l'odore è praticamente impossibile continuare a vivere la propria vita come si faceva prima. Ci si sente soli, abbandonati anche da chi ci sta vicini, anzi costoro ci sembrano quasi insopportabili: la loro vita che continua placidamente, come se poco o nulla cambiasse, quando nella nostra tutto è cambiato. La consapevolezza di quello che sta per accadere ci fa perdere ogni interesse, ogni energia, l'intera nostra esistenza si svolge nell'apatia e nel rancore per chi resta. I ricordi del passato, di quello che eravamo, talvolta balenano alla memoria, addolcendoci per un istante come un balsamo, ma è solo un attimo perché la verità ormai è chiara ai nostri occhi: tutto è stato falso e privo di senso. E a quel punto la morte sembra l'unico sollievo.

«Piangeva sulla propria impotenza, sulla propria orribile solitudine, sulla crudeltà degli uomini, sulla crudeltà di Dio, sull'assenza di Dio»

Io sono il potere, Confessioni di un capo di gabinetto. Vi piacerebbe scoprire i segreti del potere? Tutti gli altarini, le strategie, i pesi e le misure, che governano il nostro governo? Questo libro è perfetto per chi non sa resistere ai pruriginosi misteri che regolano la vita ai piani alti del potere. Scritto in forma di memoriale da un addetto ai lavori, in prima persona, il nostro oscuro ed anonimo Virgilio ci porta per tutti i gironi infernali della Repubblica Italiana, spiegandocene le virtù ma soprattutto i vizi, con una leggerezza ed un'ironia che ben si addice al clima tragicomico dell'attuale politica italiana.

«Ci sono due lezioni che ho imparato dai politici. La prima è il culto della durata. Della resistenza. Della resilienza. La seconda è che la durata richiede misura. Non penitenza, né astinenza. Misura»

Dacia Maraini, Chiara Valentini, Il coraggio delle donne. La questione femminile mi è sempre stata a cuore e questa lettura è stata spunto per moltissime riflessioni. Un dialogo epistolare tra due grandi voci, due fini intellettuali, che hanno molto da dire, con cognizione e non sempre allineate su ogni questione, ma che affrontano accordo e disaccordo in maniera costruttiva, acuta e stimolante, arricchendo la conversazione con riferimenti storici, letterari, mitologici e poetici. Ho potuto conoscere anche alcuni momenti storici importanti della storia dell'emancipazione femminile che non conoscevo, specialmente quelli legati alla cronaca della gente comune che mi hanno incuriosito e rinfrancato per la forza d'animo e la risolutezza delle protagoniste e che mi hanno confermato che pur essendo il gentil sesso, non siamo mai il sesso debole.

«La conclusione è che nessun comportamento è frutto elle differenze anatomiche o biologiche ma soltanto del complicato equilibrio tra forze di lavoro all'interno della specie umana»

Gilbert Sinoué, Le storie d'amore che hanno cambiato il mondo. L'amore può cambiare il mondo. Non è semplicemente un motto sessantottino e questo libro ce lo racconta attraverso le storie di dodici coppie che attraverso o a causa della loro relazione hanno in qualche modo segnato l'epoca storica in cui hanno vissuto. Amori tradizionali, amori extraconiugali, amori convenzionali, amori straordinari, spesso tragici, alle volte felici. Da Victor Hugo e Juliette Drouet a Edoardo VIII e Wallis Simpson, da Dom Pedro e Inés De Castro a Édith Piaf e Marcel Cerdan. La mia preferita? La storia di Lady Hamilton e l'ammiraglio Nelson: quando l'amore davvero attraversa tutti i mari.

«L'amore è il mistero della vita. Le sue vie possono rivelarsi impervie e faticose, ma voi seguitele comunque, poiché nessuno può giungere all'alba senza attraversare la strada della notte»

Avrò fatto il mio sporco dovere se avrò incuriosito almeno una persona a leggere qualcosa di quanto mi ha accompagnato nel 2020. Per il 2021 sono già in cantiere palate di libri (mi sono addirittura messa il divieto di acquisito finché non avrò smaltito alcuni dei libri accumulati in questi mesi), anche se sono sempre in cerca di buoni consigli!

Quali sono stati i vostri libri preferiti del 2020 che non devo assolutamente perdermi?

4 commenti

  1. Bello! Molti li ho già letti, uno l’ho fatto a teatro, uno non mi ha mai ispirata ma chissà, ora forse potrei includerlo nell’elenco, sicuramente qualcuno è già in pole position grazie a te!
    Io invece ti consiglio un libro che mi gioco quello che vuoi che adorerai
    La morte di Penelope Maria Grazia Ciani
    Se lo leggi (tempo stimato 2 ore circa) fammi sapere!

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    1. Grazie, Patty, lo metto in lista per il 2021!
      Ti faccio sapere!!

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  2. Wow quanti libri interessanti! Mi unisco alla tua vergogna di non aver ancora letto il visconte dimezzato di Calvino! XD Ci sei su goodreads?

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    Risposte
    1. Mi sento meno vergognosa allora!!
      Su Goodreads ci sono eppure non l'ho mai usato!!

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Mi piace sapere cosa ne pensate! Grazie per aver commentato!

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